Finalmente disoccupato

Stai facendo “un lavoro con la TALO”? Stai facendo un lavoro spirituale e meditativo? Un lavoro di trasformazione? Lo stai facendo già da tanto questo lavoro? L’hai già iniziato prima di praticare con noi questo tuo lavoro interiore?

Ti prego di smettere. Ti prego di dare le dimissioni, di licenziarti da questo lavoro che credi di fare con noi. Ti prego di iniziare ufficialmente la fase di disoccupazione.

Noi Europei siamo generalmente ottimi lavoratori. Viviamo in un clima e in condizioni che richiedono di prepararsi all’inverno, di proteggersi dal vento e dalla pioggia, di coltivare i campi con cura e pazienza e di imparare metodicamente i vari mestieri che usiamo e che servono per rendere possibile la nostra vita moderna e confortevole.

Abbiamo sempre lavorato. E continueremo a farlo.

Ma qui? Qui tra gli amici di pratica, nella meditazione, nell’amore per noi stessi, nell’ascolto, nell’accettazione, nell’apertura e nel silenzio… dobbiamo per forza lavorare pure qui?

Dio ci ha dato il gioco e l’abbiamo trasformato in lavoro.

Sono sempre ancora l’eccezione le persone che riescono a lavorare ogni giorno nella gioia. Come ti senti (o come ti sentivi, per i pensionati…) il lunedì mattina alle 7.00? Gioia? Apertura? Amorevole accettazione o “fare il tuo dovere” per “arrivare a fine mese”?

Anche chi fa un lavoro che corrisponde ai suoi talenti e desideri comunque fa i conti con il “mondo del lavoro”, con colleghi, responsabili, clienti, strutture, aziende, ego, potere, stipendio, tasse, contributi, leggi, diritti, scioperi, entrate, spese e con il futuro. Si tratta di un mondo con tanto “futuro” dentro, così tanto che rimane poco spazio all’adesso, è un mondo che (finora) normalmente non dà tanto spazio al fascino dell’adesso, alla verità dell’eterno momento presente, alla verità che la sofferenza umana è creata dalla mente adesso utilizzando le idee di passato e futuro.

Il nostro concetto di “lavoro” comporta perciò spesso una notevole pesantezza, un certo sapore non tanto gradevole, un’energia di sforzo e fatica, di resistenza e stanchezza, di necessario  adeguamento a questa pesantezza per guadagnarsi da vivere. Nella nostra cultura cristiano-ebraica il lavoro è nato come una maledizione divina: “Hai mangiato dall’albero della conoscenza. Hai lasciato l’unità divina. Sei entrato nella mente (dualità). E perciò adesso devi guadagnarti il cibo con il sudore sulla fronte.”

Dio ci aveva dato il gioco, inizialmente, nel giardino dell’Eden. Ma noi non volevamo solo gioire, volevamo capire. E siamo finiti nella dualità della mente, nella sofferenza e nel “lavoro”. E perché?

Per ritornare.

Siamo qui insieme nella pratica per ritornare dalla dualità della mente all’unità della vita.
Siamo qui per ritornare dalla fatica e dalla lotta al paradiso del silenzio e dell’amore.
Siamo qui per ritornare dal pensiero e dal dubbio al respiro e al corpo.
Siamo qui per ritornare dal lavoro al gioco.

Stiamo ritrovando la leggerezza, stiamo riscoprendo la nostra vera natura, stiamo imparando come vivere nel paradiso dell’eterno adesso, stiamo qui per divertirci e per gioire di tutte queste liberazioni e aperture. Stiamo qui per sorridere ai nostri pensieri più cupi, siamo qui per apprezzare i compagni di percorso, soprattutto quelli che la mente giudica negativamente, siamo qui per scoprire e sperimentare che dietro ad ogni stronzo c’è l’angelo che mi fa capire dove e come posso dare amore a me qui, adesso e subito. Stiamo facendo pace con il passato, stiamo vivendo ogni momento nella gratitudine ai nostri antenati di sangue e spirituali, sopratutto quelli difficili, impariamo di nuovo a camminare, a mangiare, a respirare, a parlare e ascoltare e stiamo scoprendo l’incredibile valore degli amici di pratica che ti aiutano oggi molto di più dei tuoi famigliari più stretti. Stiamo smontando una ad una le menzogne della mente, ascoltiamo tutti i dubbi e le insicurezze del nostro bambino interiore per poi NON assecondarlo dicendogli: “Faccio io. Vai a giocare” e per, invece, osare, rischiare, provare qualcosa di nuovo da adulti liberi e felici. Stiamo scoprendo che il tempo a disposizione su questa terra si quadrupla nella presenza mentale. Stiamo letteralmente allungando la nostra vita e moltiplicando il tempo per 4. Stiamo imparando ad accogliere le avversità, a cercare e facilmente trovare il profondo senso in ogni cosa e soprattutto nelle cose non volute. Stiamo scoprendo che possiamo trasformare il nostro passato emotivo nel presente in quanto non passato ma presente. Siamo su un percorso di incredibile bellezza e profondità, ci stiamo gradualmente liberando da ogni nostra sofferenza, una ad una, e lo facciamo con sempre meno lotta, opposizione e sforzo. Stiamo riscoprendo il nostro essere donna o uomo come un dono e una fantastica opportunità di vivere questo Yin o Yang nel nostro modo unico e irripetibile. Stiamo imparando a vivere le malattie, anche e sopratutto quelle serie, come dono e opportunità. Stiamo apprezzando e finalmente amando il nostro bellissimo corpo e il fatto che non sbaglia e non mente mai. Stiamo scoprendo che la comunità di pratica è un gioiello per il quale venderemmo in cambio la nostra casa - e gratuitamente. Stiamo comprendendo che i nostri figli non appartengono a noi e che vanno lasciati al più presto completamente liberi - e lo facciamo per loro ma sopratutto per noi stessi. Stiamo guardando noi stessi e gli altri con gli occhi della compassione abbandonando il giudizio che, capiamo, fa solo male e non aiuta mai.  

Per favore non lo chiamare “lavoro” tutto questo. Per favore non affrontare tutto questo come un “lavoro”. Per favore mentre pratichi goditi la giornata e trova gioia in ogni cosa. Per favore non cercare di essere efficiente, di raggiungere un obiettivo, di obbedire alle disposizioni dei capi, di considerare gli appuntamenti di pratica come impegni, di ottenere risultati.  

Siamo qui per giocare. Ed é in gioco niente di meno della tua felicità. Forse si tratta del gioco più serio immaginabile ma rimane pur sempre un gioco.

Che parte di te vuole fare “un lavoro” di trasformazione? La parte che ha sempre rappresentato e espresso la tua sofferenza: il pensatore nella tua mente.

Ha bisogno di ferie questo tuo pensatore. O meglio: licenzialo del tutto. Che si goda la disoccupazione o la pensione anche lui.

Sei ufficialmente disoccupata. E quindi non c’è più motivo per essere preoccupata. E per quello sei finalmente occupata con l’unica cosa che conta: con te. Puoi finalmente occuparti di te, della tua vita, della tua gioia.

Buon gioco e buon ritorno a tutti noi.
E rimane solo amore.

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